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Critiche
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2002
L'espressionistica ricerca dell'io
di Pierluigi Rausei
Davanti alle opere di ballantini stupisce la forza ossessiva e a tratti la violenza con cui i suoi personaggi si stagliano sullo spazio in modo da colpire l’immaginario e la coscienza del riguardante. L’artista sembra cercare un modo di dirsi e di raccontare frammenti della propria anima e momenti di una sensibilita' che sovrasta perfino lo spazio scenico e le scelte coloristiche.
Non e' quella che ci propone un'arte improvvisata, ma piuttosto frutto di studio attento di un percorso d'arte. Troviamo echi evidenti dell'espressionismo, di quell'atteggiamento volitivo e non di rado aggressivo con cui l'artista incontra l'oggetto della sua rappresentazione consentendo alla propria autocoscienza di imprimere di se' quanto raffigurato, curandosi si esprimere all'osservatore un intimo vissuto, un cruciale bagaglio di esperienze. Si tratta di un impiego nei cofronti della realta' che lo circonda, in termini di azione e di reazione emotiva ed emozionale, tanto da cogliere col proprio sguardo l'intensita' di episodi o avvenimenti che poi trapelano sulla carta, sulla tavola o sulla tela, con un gioco di colori scelti non a caso per un contrasto evidente fra tinte calde e tinte scure.
Troviamo anche richiami impliciti al futurismo e al cubismo, con una caratterizzazione tutt'affatto peculiare: un approccio personalissimo scompone e ricompone le figure, seguendo il moto impercettibile dell'anima e narrando, in atteggiamento comunicativo e ribelle, il passaggio ad un "domani" che non e' mai "per sempre", nella consapevolezza di dover reagire qui ed ora; ma al di la' ed oltre i riferimenti a movimenti e artisti che hanno segnato il tempo dell'arte in modo indelebile (Picasso, Schiele, Kirchner, Munch soprattutto), l'opera pittorica del nostro muove verso nuovi elementi e si diversifica, differenziandosi, per una insopprimibile esigenza di catarsi interiore. nei giganti deformi e distorti, segnati dall'enormita' della bocca e dei piedi, dalla tragicita' dell’espressione, dalla malinconia dell’atteggiamento, dalla plasticita' delle movenze, dalla dinamicita' delle forme, Ballantini scompone e ricompone pezzi di se' stesso, del proprio racconto umano, del dipanare i giorni in bilico fra l’essere se' stessi e l’essere altro. La trama dell'oggi attraversa imperterrita i volti e le storie dei suoi personaggi che parlano dell'artista e del suo mondo e lui, il pittore, sceglie di farsi piccolo e, quale metaforico, autoritratto, si rappresenta, cosi' pare all'osservazione del critico, nel fiore a quattro petali che segna in modo peculiare la sua produzione piu' recente.
Nella giusta opposizione dei toni e nell'armonizzazione dei registri, i quadri esagerano quasi l’espressione psicologica, fortemente dettagliata dai larghi contorni che modellano plasticamente i volumi dei protagonisti delle singole opere, non liimitandosi a mediare il rapporto tra figura e fondo. Il riguardante, tuttavia, non viene catapultato in uno stato di angoscia o di disagio, piuttosto egli viene chiamato a condividere gli interrogativi spirituali e sensoriali dell'artista, a sentire su di se' l'inquietudine della ricerca dell’io, in uno schematismo che tanto sembra rinnovare la malinconia esistenziale di quell'atmosfera eroico-tragica, mista di sensualita' e di colpa, che traduce lo spirito Munchiano.
Ballantini estrae da se' stesso, anche con sofferenza e tormento, le raffigurazioni che viene a presentarci. i dipinti del livornese mostrano la consacrazione del dramma esistenziale della comicita', di chi sa far sorridere e ridere ma poi, nel chiuso delle proprie stanze, vince la solitudine con il tormentoso e tormentato interrogarsi sulla vita. La sensibilita' percettiva che emerge dagli occhi dolorosi e sognanti, dagli incontri del sole e della luna nello stesso cielo, ci offre lo spaccato di una vita artistica profondamente vissuta, fra colori e maschere, dove nulla si imita. Ballantini ci regala una continua scarica di tensione volitiva, uno slancio creativo che si perpetua opera dopo opera, una evoluzione vitale nella ferma convinzione che non si puo' imitare cio' che si crea. La smorfia che cattura la risata, in una delle sue tante maschere d'attore, diviene il ghigno beffardo e triste dei giganti soli, nelle sue rappresentazioni di pittore.