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Critiche
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aprile 2013
“Identità Artefatte: Dario Ballantini” al Museo MIIT di Torino.
di Guido Folco
La mostra “Identità artefatte: Dario Ballantini” presenta al Museo MIIT di Torino, dall’11 aprile al 4 maggio 2013, una serie di lavori dell’artista livornese dedicati al tema dell’Uomo, alla continua ricerca di sé nella società contemporanea, alle problematiche sociali, psicologiche, interiori che l’essere umano vive, soffre, subisce nella sua realtà quotidiana. In esposizione si possono ammirare una trentina di opere dall’inconfondibile tratto gestuale e materico, fortemente cromatico e istintivo, da sempre la cifra stilistica peculiare dei dipinti di Ballantini. Opere come “Non mi importa” o “Come sono” stabiliscono un immediato rapporto tra l’analisi del soggetto, il suo sentire più profondo e il mondo esteriore: Ballantini coglie quindi lo stato d’animo dell’istante, del momento vissuto e lo elabora attraverso una sensibilità coloristica violenta, sferzante, perfettamente aderente al ‘colore’ del sentimento, vestendolo di quella simbologia universale che arriva dritta al cuore dell’osservatore, per cui il rosso è odio, paura, amore, passione, il blu malinconia e spiritualità, il giallo calore e luminosità, eccetera, affrontando con un alfabeto semiotico e condiviso, di significati e immagini, le emozioni che costruiscono la nostra esistenza. In altri lavori, come “Profumo di notte” e “Senza titolo”, che permettono una lettura della sua pittura degli anni Novanta, muta in parte l’energia della composizione, si placa per un momento il fluido dinamico e inarrestabile del colore, rendendo il segno e la pennellata più piani, meno sconvolti dal vortice cromatico e ci si prepara all’attesa. E’ uno stato sospeso, meditato, liricamente blues, silente come il suono dell’anima, come la ricerca dell’Es che un grande medico, psicoanalista e scrittore come George Groddeck (1866-1934) indicava quale strumento di autoconoscenza e guarigione, una sorta di psicoanalisi selvaggia, come amava definire la sua sperimentazione tra arte, medicina, osservazione del reale, che non si fermava alle apparenze, ma scendeva in profondità a svelare l’intimo di ognuno. Dario Ballantini è, appunto, un ricercatore dell’Io, un selvaggio, anticonvenzionale osservatore della vita espressa in ogni sua declinazione ed è per questo che i suoi quadri appartengono anche a noi e al nostro vissuto, permettendoci di sentirci parte di un tutto.