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Critiche
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2009
Al contrario
di Franchino Falsetti
“Il mio fare arte l’ho sempre vissuto guardando fuori i confini dorati di Livorno… ”.
Cosi' Dario Ballantini, in una recente conversazione, ci fa conoscere il suo imprinting artistico, sgombrando ogni equivoco interpretativo e facilitandoci la ricerca delle identita' non solo delle assonanze stilistiche ma dei suoi intenti comunicativi ed espressivi.
La sua produzione e' strutturata come le vetrate delle splendide chiese gotich, dove le sfaccettature o l’inclinazione del vetro filtrano, concentrano ed espandono la luce, magica fonte della visione e della comprensione emozionale di figure sacre, rappresentative di antiche storie della cristianita'.
Dario Ballantini, infatti, ci emoziona con eguale intensita', poiche' ci conduce nel labiinto delle angoscie esistenziali che condizionano la storia della “sacralita'” dell’uomo contemporaneo.
I grandi quadri svolgono la funzione di rendere efficace cio' che non vediamo: e' lo stile dell’espressionismo che tende alla rottura di qualunque schema codificato e nello stesso tempo mette a nudo le nostre incertezze, il nostro sentirci soli in una folla metropolitana e, costantemente, minacciati dalla sottile malattia dell’alienazione e dall’illusione del nostro destino.
E’ scoprire che attorno a noi, nel tempo della globalizzazione e dei processi omologanti, l’uomo ha perso il suo contatto privilegiato con la natura e con i propri simili.
L’uomo si e' svuotato di ogni qualita' morale e del suo sapere e' entrato nella fase dell’eclisse della ragione e dei suoi sentimenti.
Dario Ballantini nella sua intelligente ricerca artistica ci ripropone scelte-rottura del primo novecento poiche' ci evidenzia una correlazione tra l’uomo che ha vissuto tra guerre mondiali ed eccidi di vaste proporzioni con l’attuale devastante disumana guerra dei mondi economici e consumistici che trasformano l’uomo odierno in “vittima vivente” in ogni parte del nostro pianeta.
“Nell’opera d’arte i singoli riconoscono la loro pena immediatamente, l’umanita' mutilata, che annega nel flusso delle attivita' convenzionali”. Cosi' si esprimeva Max Horkheimer nel suo ragionare sulle rapide trasformazioni culturali e sulle inevitabili proiezioni future.
In questa sintesi progettuale per un nuovo esistenzialismo c’e' tutta la poetica di Dario Ballantini che nella sua intensa comunicazione artistica pone al centro della sua indagine l’uomo spoglio di ogni identita' convenzionale, anche distintiva, e lo colloca come se fosse di fronte a nuove forme di ri-vitalizzazione e nuove attese per una rinascita che lo ponga oltre il senso della fine. Alcuni quadri sono emblematici per comprendere questo gioco metaforico in cui l’uomo, diventa naufrago e tende a trovare nuove terre, senza rincorrere il sogno di un Eden perduto o da cercare.
L’uomo che Dario Ballantini ci propone nei suoi quadri, come per esempio: “Al contrario” ,“Stravolto”, “Visone Sommersa”, “Mondo Nuovo”, non e' solo l’uomo della rivolta, degli interrogativi critici, della disobbedienza morale verso un mondo sempre piu' ubesco, ma e' l’uomo che mette in risalto con evidente ironia i livelli parossistici della realta' e del mondo tecnologico.
C’e' la consapevolezza che non solo tutto si trasforma, ma che siamo alla vigilia di nuove forme di umanesimo e di nuove concezioni della realta' che non e' piu' tale, ma assume nella quotidianita' delle relazioni e delle conoscenze la dimensione sempre piu' virtuale e sempre piu' di irrealta'.
L’uomo non e' piu' afflitto dalle angosce esistenziali o dai silenzi di una modernita' che vive di moltitudini senza voci e senza memorie, l’uomo e' consapevole di quanto gia' ci anticipava l’acuta analisi di Elias Canetti, quando scriveva che: “Da un certo punto di vista la storia non e' stata piu' reale. Senza averlo notato tutto l’umanita' all’improvviso ha abbandonato la realta'”.
Il colore blu che predomina sui volti dell’uomo-manichino o su tutto il corpo e' segno di allarme, di contrasto con tutto cio' che sa di clonazione, che sa di artificialita', di spettacolarizzazione di un mondo sempre piu' privo di coscienza, l’indifferente e nuovo protagonista della “nullificazione delle differenze”.
Il colore rosso che a volte si mescola con il blu o ne diviene prepotente scenario, accentua, con enfasi cromatica, le contraddizioni del tempo/storia e la deprivazione dei singoli e dei valori che costituiscono l’essenza dell’Uomo e dell’Umanita'.
Dario Ballantini, attraverso la sua ricerca ermeneutica e' un filosofo moderno che non intende negare il passato ma, con forza vuole farci riflettere che e' opportuno nel tourbillon degli avvenimenti contemporanei, avere consapevolezza che siamo di fronte cambiamenti non solo epocali ma esistenziali, dove il prevalere di strategie illusorie ed irreali, modificano i nostri comportamenti, alterano le concezioni culturali e formative, dandoci una diversa ed univoca-omologante visione del mondo, della realta' che condizionera', forse, in modo irreparabile, il nostro agire individuale e sociale.